Il patrimonio ferito dell'Aquila

Autores/as

  • Anna Maria Reggiani Università degli Studi Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara

Palabras clave:

Terremotos, Patrimonio arqueológico, Gestión del patrimonio, Conservación del patrimonio histórico-artístico

Resumen

L’Italia è caratterizzata da una sismicità diffusa che si concentra soprattutto lungo la dorsale appenninica, ove il dramma della distruzione e quello della ricostruzione è stato vissuto da molte e importanti città. Coltivare la conoscenza e la memoria storica di un territorio è pertanto, fondamentale per comprendere il rapporto con il rischio sismico, attraverso un monitoraggio costante dell’ambiente antropizzato, e una regolare informazione alla popolazione. Le scosse, infatti, non colpiscono a caso, ma si accaniscono sulle parti strutturali più deboli, provocando collassi che possono essere “definibili in anticipo”. Purtroppo, l’elevata densità abitativa, la fragilità del patrimonio edilizio e l’indifferenza nei confronti della questione, in parecchi paesi fra i quali l’Italia, producono danni superiori a quelli che avvengono in territori con rischio sismico maggiore, quali il Giappone. Ma i terremoti non comportano solo dinamiche di conservazione, ripristino o abbandono, essi hanno implicazioni di natura politica e sociale, quando il Governo si occupa delle ricostruzioni, intervenendo non solo per il ripristino immediato degli edifici delle istituzioni, ma promettendo risarcimenti, sgravi fiscali e sospensione di tasse. L’Aquila prima del terremoto che l’ha devastata il 6 aprile 2009, costituiva in Italia un caso del tutto particolare, di “città-territorio”, anche se non adeguatamente apprezzato e valorizzato. Si tratta dell’eredità di un tipo di organizzazione urbanistico –sociale, risalente al mondo italico– romano, per villaggi che ruotano attorno ad un centro-nazione di riferimento, con rapporti molto stretti di natura economica e familiare, che è sopravvissuto fino ai giorni nostri. Il duro resoconto dei danni diventa più pesante se caricato della consapevolezza che con il crollo degli edifici, ragioniamo del rischio di perdere un sistema di vita. Parole chiave: L’Aquila. Gestione del patrimonio storico-culturale. Distruzione. Sismicità storica.

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Italia se caracteriza por una sismicidad difusa, concentrada principalmente a lo largo de la cordillera de los Apeninos, donde el drama de la destrucción y de la reconstrucción ha sido experimentado por muchas e importantes ciudades. Aprovechar los conocimientos y la memoria histórica de un área es fundamental para entender la relación con el riesgo sísmico a través de la monitorización constante del entorno artificial, y la información periódica a la población, porque el seismo golpea en las partes estructurales más débiles, provocando derrumbes que pueden ser “definidos de antemano”. Por desgracia, la alta densidad de población, la fragilidad de las viviendas y la indiferencia ante el problema en varios países, incluyendo Italia, producen daños superiores a los que ocurren en las zonas con mayor riesgo sísmico, como Japón. Pero los terremotos no implican sólo la dinámica de conservación o restauración, tienen implicaciones políticas y sociales también, cuando el gobierno se encarga de la reconstrucción.
L’Aquila antes del terremoto que la devastó el 6 de abril 2009, constituía en Italia un caso especial de “ciudad-territorio”, incluso si no debidamente apreciado y valorado. Es la herencia de un tipo de organización que se remonta al mundo itálico. La cuenta de los daños se hace más pesada, cargada con el conocimiento de que con el colapso de los edificios, creemos que aumenta el riesgo de perder una forma de vida. Palabras clave: L’Aquila. Gestión del Patrimonio Histórico-Cultural. Destrucciones. Sismicidad histórica.

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Cómo citar

Reggiani, A. M. (2012). Il patrimonio ferito dell’Aquila. ROMULA, (10), 307–342. Recuperado a partir de https://www.upo.es/revistas/index.php/romula/article/view/234

Número

Sección

Artículos